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domenica 19 aprile 2015

Afghanistan, Pakistan e il ruolo di Daesh

Ci sono parecchi dubbi sulla paternità dell'attentato che ieri ha ucciso oltre una trentina di civili in coda davanti a una banca di Jalalabad nell'Afghanistan orientale (in realtà pare si sia trattato di una serie di attentati  coordinati di cui uno veramente grave). A rivendicarlo con una telefonata sarebbero stati gli uomini di Daesh, l'autoproclanato califfato che avrebbe anche in Afghanistan i suoi accoliti. Ma i dubbi ci sono tutti nonostante Ashraf Ghani abbia preso subito per buona la rivendicazione. I dubbi vengono dall'intelligence afgana e dai ricercatori e analisti locali: presto per dire se Daesh esiste davvero nel Paese. Intanto i talebani avrebbero, sempre via telefono, deprecato l'accaduto e così pure Jamat ul-Harar - fazione che si è da poco scissa dal Thereek  Taleban Pakistan (ttp) - in compagnia di un altro gruppo pachistano minore (Lashkar e-Islam). La domanda da farsi è su chi semmai utilizza la sigla di Daesh e qual è la forza di un gruppo che non pare interessato a conquiste territoriali in Afghanistan ma assai più concentrato su Siria e Iraq.



Come orientarsi dunque su Daesh e i suoi legami in Afghanistan e Pakistan? C'è da ritenere fondato un modus operandi che mira ad assoldare mercenari per combattere in Medio oriente dove il sedicente califfato ha bisogno di uomini cui chiede, oltreché all'azione armata, un'adesione senza ombre al ramo sunnita dell'islam. Senza dubbio la campagna di proselitismo è in atto e sfrutta la necessità per molti lavoratori del Jihad di lasciare località diventate estremamente calde specie dopo la lunga offensiva messa in campo nelle aree tribali dall'esercito di Islamabad.Pur se la sua presenza nei due Paesi è attestata da più fonti, sul fatto che il gruppo abbia già stretto alleanze importanti c'è invece da dubitare: Pakistan e Afghanistan sono già una galassia di fazioni spesso in concorrenza fra loro e Daesh può costituire un elemento di disturbo ulteriore (sarebbe per questo, dicono alcuni, che il sito ufficiale della shura di Quetta ha di recente pubblicato un'ufficiale biografia di mullah Omar, proprio per ribadire la supremazia ideologico-religiosa del grande vecchio). Talebani sia pachistani sia afgani sono già in difficoltà per quel che riguarda il proprio campo di battaglia, ci manca solo Daesh.

Allora perché Ghani si dice sicuro che si tratti del califfato in quello che ieri sarebbe stato il suo primo vero battesimo in Afghanistan? Forse il presidente ha bisogno di mostrare al mondo che nel suo Paese ci sono fermenti pericolosi, in grado di far deragliare un possibile processo di pace e di creare un nuovo caos. Ghani ha bisogno dell'aiuto occidentale per stare in piedi e un po' di paura in più non guasta. Infine, proprio in nome del processo di pace, è preferibile che un attentato così atroce sia da attribuire agli "stranieri" come per altro è possibile che sia, visto che Al Qaeda è in difficoltà ma alcuni gruppi ne continuano a sposare la linea. Infine le acque agitate della politica mediorientale fanno arrivare le loro onde anche qui. L'accordo tra Iran, Usa ed Europa ha irritato i Paesi del Golfo che si sono anche visti negare l'aiuto attivo del Pakistan nella guerra allo Yemen e che hanno registrato solo un tiepido appoggio da Kabul; due Paesi dove la diplomazia iraniana sta lavorando con rinnovato vigore. Utilizzare qualche gruppo e qualche sigla per aumentare il caos resta una politica buona anche per questa stagione non meno che in passato.

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