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martedì 28 giugno 2016

Ancora per Kabul il Guinness dell'oppio

L’Afghanistan resta anche quest’anno in cima alla classifica dei produttori di oppiacei seguito dal Triangolo d’oro nel Sudest asiatico. Ma Kabul detiene anche la palma del maggior trasformatore di oppio in eroina. E’ in cima alla classifica per la maggior parte della produzione delle 327 tonnellate di polvere bianca che prende in gran parte la via dell’estero ma di cui una larga fetta rimane nel Paese facendo aumentare il numero di tossicodipendenti.

Sono i dati del rapporto sulle droghe del 2016 reso noto dall’Ufficio delle Nazioni Unite (Unodc) che monitora lo stato del pianeta e l’attività criminale relativa al commercio degli stupefacenti. Il rapporto si concentra su un uso generico che riguarderebbe un adulto su venti, ossia un quarto di miliardo di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che hanno fatto uso di droghe almeno una volta nel corso del 2014. Il dato dice che in termini relativi si assiste a uno stallo per cui il numero dei tossicodipendenti non è aumentato con l’aumentare della popolazione globale. Tuttavia, dice l’Unodc, si stima che 29 milioni di persone che fanno uso di droghe soffrano di disturbi connessi all’uso di stupefacenti e, di questi, 12 milioni sono persone che le droghe le iniettano: tra loro il 14% risulta sieropositivo. E dunque, conclude il rapporto «l'impatto del consumo di droga in termini di conseguenze sulla salute continua ad essere devastante». Con una stima di 207.400 decessi per droga nel 2014, corrispondenti a 43,5 morti per milione di persone di età compresa tra i 15 e i 64, il numero delle vittime sembra comunque stabile in tutto il mondo: i decessi per overdose contribuiscono a oltre un terzo di tutti le vittime di un eccesso e sono attribuibili nella maggior parte dei casi all’uso di oppiacei.


Anche la produzione di papavero ha visto comunque un calo: le stime globali indicano che la produzione di oppio illecito ha registrato un forte calo nel 2015 (del 38 per cento) con un totale di 4.770 tonnellate, lo stesso livello della fine degli anni Novanta. Di questa quantità, si stima che siano stati trasformati in eroina circa 327 tonnellate, in gran parte da eroina prodotta in Afghanistan. Nel 2015, l'area totale della coltivazione del papavero da oppio in tutto il mondo è diminuita dell’11 per cento rispetto al livello dell'anno precedente, con circa 281.000 ettari coltivati: questo declino sarebbe principalmente il riflesso di un calo nella coltivazione in Afghanistan (-19 per cento), anche se, con 183.000 ettari, l'Afghanistan ha rappresentato quasi due terzi della superficie totale coltivata illecitamente a oppio. Il Myanmar rappresenta il 20 per cento (55.500 ha) del totale, seguito da Messico (9%) e Laos (2%) Il calo in Afghanistan è soprattutto il risultato di una minor produzione (-48 per cento rispetto all'anno precedente), principalmente attribuibile alla scarsa resa stagionale nelle province meridionali del Paese.

La stampa in Afghanistan ha dato risalto alla notizia che il Paese resta di gran lunga ancora il più grande produttore di oppio al mondo, con una produzione che rappresenta circa il 70 per cento del totale globale. Secondo il World Drug Report del 2016 il valore totale dell'economia oppiacea illecita in Afghanistan è stato di $ 2.8 miliardi di dollari nel 2014 - pari al 13 per cento del prodotto interno lordo del paese (Pil) - ma il ministero afgano che si occupa della lotta al narcotraffico stima che il giro d’affari prodotto dal commercio di droghe sia pari a 70 miliardi di dollari di dollari all'anno, in calo però di quasi $ 9 miliardi.

Sulle cause della diffusione dell’oppio afgano si è interrogato il giornalista Enrico Piovesana che nel suo recente “Afghanistan, la nuova guerra dell’oppio” (Arianna Ed.) traccia un forte parallelo tra conflitto e produzione di oppiacei ed eroina: non solo talebani, conclude Piovesana, ma anche l’accordo coi signori della guerra e della terra per renderseli stabili alleati. Piovesana punta l’indice sugli americani, colpevoli di una politica del doppio binario: lotta alla droga ma di fatto sostegno a chi la produce (i padroni della terra, non certo i contadini). La sua inchiesta viaggia nelle zone del Sud del Paese dove l’oppio diventa un meccanismo folle tanto quanto il conflitto. Che anche di oppiacei si alimenta.

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