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giovedì 27 novembre 2014

Le diverse tattiche e strategie della guerriglia afgana (aggiornato)

Questa mattina un terrorista suicida ha preso di mira a Kabul l'ambasciata britannica colpendo un convoglio nella zone Est della città sulla Jalalabad Road  (l'ambasciata si trova  invece nel lungo vialone che collega Shar-e-Naw a Wazir Akhbar Khan). Le vittime sono già almeno sei e tantissimi i feriti. Praticamente tutti civili anche se non è ancora chiaro chi c'era nell'auto presa di mira dal kamikaze davanti alla legazione del Regno unito e che apparteneva appunto all'ambasciata (a quanto pare un funzionario della stazione diplomatica). Per ora non c'è rivendicazione  ma probabilmente arriverà (la rivendicazione è arrivata in effetti qualche ora dopo): per quanto odioso, l'attentato rientra nella tattica dei talebani dal momento che l'auto di un'ambasciata cui fanno capo gli invasori è un obiettivo militare. Infine, come nel pomeriggio si è capito, faceva parte di un piano preordinato che nella tarda giornata ha colpito il centralissimo quartiere di Wazier Akbar Khan, non molto lontano proprio dal luogo in cui si trova l'ambasciata del Regno unito (è stata colpita la International Relief & Development, una Ong americana che per l'80% utilizza fondi Usaid. Anche questo elemento è in parte una novità ma va considerato che l'Ird è uno dei principali colossi umanitari americani che gestisce un budget - in una quarantina di Paesi tra i quali l'Afghanistan fa la parte del leone - di circa 500 milioni di dollari l'anno. Solo nel settore delle costruzioni stradali ha gestito un progetto triennale nel Sud del Paese dell'Hindukush del valore di 400 milioni di dollari).


Ma di fatti assai più odiosi ne sono accaduti parecchi: il più terribile è di qualche giorno fa - il 24 novembre - quando nella provincia di Paktika, nel distretto di  Yahya Khel, un suicida si è fatto esplodere tra la folla che assisteva a una partita di pallavolo: quello che certo non si può ritenere un attentato contro un obiettivo militare, si è trasformato in una strage con almeno 45 vittime e almeno una sessantina di feriti. Tutti civili. E' stato attribuito alla Rete Haqqani, nota per le attività stragista che non fanno caso ai civili (anzi sembrano prenderli di mira) pur se al momento al Rete non ha rivendicato (ma raramente lo fa e anzi forse questo rientra nella sua strategia di portare tensione, terrore e confusione di ruoli).

Chi certo non lo ha fatto (pur senza però prendere le distanze dalla strage) sono i talebani di mullah Omar, il cui portavoce telematico è il sito dell'Emirato islamico d'Afghanistan che, in compenso, riporta dal 10 settembre la nascita di un "Dipartimento per la prevenzione sulle vittime civili", evidente legame con il codice di condotta pubblicato sempre dai talebani col quale la guerriglia in turbante ha cercato di rimarcare la differenza tra le azioni contro il nemico e gli effetti sulla popolazione civile. Forse non è un caso che il link all'articolo di settembre sia in questi giorni in bella vista sul sito che risponde ai dettami della shura di Quetta, ossia a una parte - la più rilevante politicamente e forse la più numerosa ma non per forza la sola attiva - diretta dal capo dei credenti con un occhio leso.

Quel che forse si può mettere in rilevo è che la provincia di Paktika è al confine col Nord Waziristan, regione tribale pachistana dove è in atto una guerra a tutti gli effetti che ha già prodotto vittime, feriti e un numero enorme di sfollati, molti dei quali transfughi in Afghanistan. Un conflitto e i suoi effetti sempre nefasti quale che ne sia obiettivo (nel caso la guerra ai talebani pachistani e agli stranieri da loro alloggiati nelle aree tribali del Pakistan) ne produce altri, o meglio favorisce le azioni peggiori specie da parte di gruppi che hanno una matrice ideologica iperradicale e una tattica di attentati kamikaze senza distinzione (è il caso degli Haqqani).

Argomento poco consolante ma che serve comunque a farci esercitare dubbi e  distinguo e soprattutto e non considerare i talebani un copro unico, omogeneo e fedele a un solo pensiero e a un solo capo. Questo è anzi il vero problema di mullah Omar che non sembra aver alcun controllo sulla Rete Haqqani.


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