Doveva
essere per stamattina alle 9 a Islamabad ma, almeno per questa volta,
la riunione tra emissari del governo e talebani del Tehreek-e-Taleban
Pakistan che avrebbe dovuto dar vita al processo negoziale, è
saltata. La giornata negoziale nata sotto una cattiva stella ha poi
registrato anche una strage a Peshawar, capitale della provincia dove
i talebani pachistani sono più forti.
La
riunione, tra i quattro membri del comitato governativo, scelti
dall'esecutivo e annunciati a sorpresa qualche giorno fa del premier,
e i 5 membri della compagine talebana, avrebbero quantomeno dovuto
tracciare i punti del possibile dialogo, ma il possibile incontro si
è impantanato subito quando, non senza qualche ragione, il quartetto
ha chiesto conto, o meglio chiarimenti, sul quintetto scelto dal Ttp.
Non solo in effetti questi sono a loro volte dei mediatori (cosa in
qualche misura comprensibile), persone cioè vicine ai talebani ma
non membri del Ttp o quanto tale, ma il quintetto si è subito
dimezzato poiché due dei prescelti hanno rifiutato l'incarico.
La
notizia dà l'occasione per fare il punto, vedere chi sono i
mediatori, ricordare che, è il bilancio di Al
Jazeera, la guerra tra governo e talebani è già costata la vita
a oltre 110 persone (tra cui un notissimo poliziotto
dell'anticrimine), in stragrande maggioranza vittime civili, tra cui
diversi bambini. Con la strage di oggi i morti salgono a circa 120.
Andiamo
con ordine: il quartetto governativo comprende Irfan
Siddiqui, Rustam Shah Momand, Amir Khan e Rahimullah
Yousufzai.
I primi tre sono “governativi” a tutti gli effetti: Irfan è un
giornalista di fama, columnist del quotidiano in urdu Jang (una
catena che comprende anche The News, in
inglese) e attualmente consigliere del premier (Nawaz Sharif, nell'immagine a dx) per le
questioni interne. Rustam è un diplomatico, già ambasciatore del
Pakistan a Kabul e membro del direttivo del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), partito maggioritario nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa
(capitale Peshawar) e retto dall'ex cricketer Imran Khan. Rahimullah
infine, che forse qualche lettore ha avuto modo di conoscere al
Festival di Internazionale di due anni fa, è uno stimato giornalista
che, oltre a scrivere per Newsline,
è corrispondente per la Bbc (pashto/urdu) ed è noto per essere stato
tra i primi a intervistare i talebani (afgani), mullah Omar e lo
stesso Osama bin Laden. Il maggiore dell'esercito in pensione Amir
Khan, infine, è un ex militare. Il profilo del quartetto c'è:
competenze diplomatico militari e la conoscenza della realtà di due
stimati giornalisti, uno dei quali consigliere del premier.
Inizialmente,
dopo aver preso atto delle due clamosorse dissociazioni, i talebani
hanno fatto i nomi di due giornalisti (Orya Maqbool Jan e Ansar
Abbasi), ma poi hanno confermato solo la triade. Di questi Maulana
Sami ul-Haq è il caponegoziatore: islamista della scuola deobandi,
ex senatore e teologo, è stato soprannominato “Father of the
Taleban” e ha stretti rapporti coi talebani afgani. Considerato un
estremista sunnita ha però emesso una fatwa per difendere le
vaccinazioni contro la polio, osteggiate dal Ttp. Maulana Abdul Aziz
è l'ex responsabile – il
khatib,
o predicatore colui che legge i sermoni - della Lal Masjid di
Islamabad, messa sotto assedio nel 2007 dall'esercito pachistano
perché ritenuta un covo di fondamentalisti. Mohammad Ibrahim è
invece un professore che fa parte della Jamaat-i-Islami (JI), partito
islamista storico, nato nel 1941 a Lahore – prima della Partition
del '47 – e fondato da Abul Ala Maududi (e che poi si è diviso in
varie branche a seconda dei Paesi nati con la fine del Raj e poi del
“doppio Pakistan”).
Il
Ttp, diretto dopo la morte di Hakimullah Mehsud da Maulana
Fazlullah (nella foto sopra a sn), noto anche come "Radio Mullah", ha deciso che
il terzetto sarà controllato da
Qari Shakeel, capo degli affari politici della shura
(consiglio) del Ttp con l'aiuto di comitato politico formato da altri
nove membri. Ha fatto mostra di voler iniziare il dialogo.
Le
cose comunque non vanno troppo lisce sul fronte interno del Ttp. Nel
momento cruciale dell'inizio del possibile negoziato, , comunque
partito male, oggi si è verificata l'ennesima strage (era già
notte) a Peshawar, dove un attentato ha ucciso almeno 9 persone (ma il bilancio è in crescita) in un
hotel frequentato da sciiti a Peshawar. Forse imputabile ai gruppi
radicali sunniti e anti sciiti (ma anche il Ttp ha questa deriva),
può darsi che la strage non sia riconducibile al Ttp, ma due giorni
fa un'altra strage ha ucciso tre persone in un cinema sempre di
Peshawar che non aveva particolari connotazioni sui suoi
frequentatori. L'attentato non è stato rivendicato ma gli
osservatori avevano puntualizzato che questa poteva essere una
risposta dei settori più radicali dello stesso Ttp o della galassia
che lo circonda per mettere in difficoltà i pontieri (vedi su questo punto l'articolo del Dawn).
Infine
le difficoltà di Nawaz Sharif. Prima che il premier annunciasse, in
parlamento e alla Tv, la formazione del quartetto (era abbastanza
chiaro che della cosa i talebani erano informati in qualche modo), si
era ventilata l'ipotesi di una vasta operazione militare
presumibilmente in Nord Waziristan. Che ora appare lettera morta. O
rimandata. Può darsi che Nawaz la tenga in caldo come deterrente o
che cerchi una scusa, se la mediazione fallisce, per intervenire.
Certo è che gliene stanno chiedendo conto. Col Ttp si deve negoziare
o ci vuole solo il cannone?
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