Visualizzazioni ultimo mese

Cerca nel blog

Translate

venerdì 21 dicembre 2012

MARO' PESCATORI E LA SORPRESA DI NATALE

Roma la spunta e i due marinai accusati della morte di due pescatori tornano a casa con un permesso speciale sino al 10 gennaio. Ma i nodi restano tutti in una vicenda pasticciata dove la legge non è uguale per tutti


Fu del brillante ministro Ignazio La Russa l'idea di mettere sulle navi mercantili fucilieri in divisa, eccezione tutta italiana Nell'ottobre del 2011 – alla vigilia della caduta del governo Berlusconi - il capo della Marina militare Bruno Branciforte e il presidente di Confitarma Cesare D`Amico firmarono la convenzione che regolava l'imbarco sui cargo italiani di personale militare con licenza di fuoco. Un'iniziativa controversa e pasticciata che mostrerà la corda coi marò. A chi compete dare loro ordini? Chi deve decidere il comportamento con le autorità straniere? I due sbarcarono in India e furono arrestati.

Inutile dire che non ci si può che felicitare quando qualcuno esce di galera. Colpevole o innocente che sia, la galera (foss'anche un albergo) non è certo luogo per trattenere innocenti o redimere colpevoli. Ma la questione lascia intatti molti nodi. Ogni Paese tende a tutelare i suoi soldati. Gli americani e i britannici sono maestri in questo genere di cose: basta pensare al negoziato furibondo tra Washington e Kabul sull'impunità che i soldati stellestrisce vogliono mantenere in terra afgana. O ancora, l'opposizione americana al Tpi, proprio per evitare che un soldato che uccide sia giudicato da un tribunale straniero. Lo stesso vale per l'Italia (si veda il caso della piccola afgana uccisa dai soldati italiani su il manifesto del 23 ottobre). In tutto questo c'è una logica, che resta una logica perversa come noi italiani sappiamo bene ricordando la vicenda del Cermis o quella che coinvolse Giuliana Sgrena e in cui fu ucciso Nicola Calipari. In termini generali, è fuor di dubbio che gli indiani abbiano fatto nulla più del loro dovere nell'arrestare i marò, rendendo giustizia alle famiglie dei pescatori.

Ora l'Italia ha davanti due soluzioni: rispedire Girone e Latorre in India (nella foto tratta dal sito dell'Ansa mentre parlano con Napolitano), sperando che il gesto attenui le ire della giustizia indiana. O arrestare i marò e giudicarli in patria, rischiando l'incidente diplomatico ma salvando la faccia davanti alle folle che sventolano il tricolore. Il pallino sta alla giustizia militare, la matassa da sbrogliare al prossimo governo. Ma il 10 gennaio le elezioni saranno ancora da fare. E, tanto per cominciare, Girone e Latorre finiranno nel tritacarne pre-elettorale. Gli unici di cui tutti si sono già dimenticati sono i pescatori: Valentine Jelestine e Ajeesh Pink, per la cronaca.

Nessun commento: